
Ci sono momenti della vita che sembrano piccoli solo dopo che li abbiamo superati. Momenti che, mentre li viviamo, ci appaiono giganteschi, quasi insormontabili. L’ultimo anno di scuola, quello della maturità, è uno di questi. È il confine tra due mondi, la linea sottile – e spesso dolorosa – che separa l’adolescenza dalla vita adulta. Ed è esattamente lì, su quella soglia tremolante, che ci accompagna Outline, il graphic novel d’esordio della giovane autrice tedesca Michèle Fischels.
Ambientato in una piccola città tedesca, il fumetto segue Ben, Andreas e Clara negli ultimi mesi prima degli esami. Attorno a loro si muove un piccolo gruppo di coetanei, ma è tra questi tre ragazzi che si gioca la vera partita emotiva del racconto: un triangolo di affetti, silenzi, domande senza risposta e identità ancora da scoprire. Il sole di giugno illumina corpi che sembrano cresciuti di colpo, parole non dette, sguardi che si perdono nei cortili delle scuole, nei campi da gioco, nelle serate stanche che sanno già di addii. Outline non racconta una storia. Ne racconta molte. E, soprattutto, racconta uno stato d’animo: quello smarrimento vertiginoso che si prova quando ci si accorge che la vita vera sta per iniziare, e noi non abbiamo ancora capito chi siamo.
Fischels ha una sensibilità rara nel disegnare il silenzio. Le sue tavole ariose, il tratto leggero, quasi sussurrato, parlano più con ciò che non mostrano che con ciò che illustrano. I personaggi, le loro incertezze, i loro piccoli drammi quotidiani – un lavoro saltuario, un amore che non sai se chiamare tale, un coming out troppo grande per un mondo ancora piccolo – si muovono come se fossero sospesi, come se camminassero su un ponte fatto d’aria.

Non ci sono grandi colpi di scena, in Outline, e nemmeno ne servono. Perché il vero nodo sta tutto lì: chi sarò, dopo? Chi resterà con me? E io, cosa voglio davvero?. Sono domande semplici, universali, che si affacciano all’improvviso tra una partita a calcio e una birra bevuta di nascosto. Eppure restano lì, come spine sotto pelle, a ricordarci che stiamo diventando qualcosa che non conosciamo ancora.
Una delle qualità più disarmanti di questo libro è che non offre risposte. Non consola, non rassicura. Ma ascolta. Osserva. A volte con tenerezza, a volte con crudele sincerità. La voce di Fischels – limpida, giovane, eppure piena di consapevolezza – ci prende per mano e ci riporta lì, nell’estate della nostra maturità. Quando il futuro era tutto da scrivere, ma ci faceva una paura tremenda. Quando avevamo l’impressione di dover decidere, in un attimo, chi saremmo stati per sempre. Quando ci sembrava che ogni errore sarebbe stato fatale, e ogni distacco definitivo.
Eppure, in quella fragilità c’era anche qualcosa di bellissimo. Un’apertura. Una possibilità. Una promessa.
Outline è questo: un libro che non urla ma resta. Che non cerca di impressionare, ma di accompagnare. È un romanzo grafico che parla al nostro corpo prima che alla nostra mente. Perché è lì, nel corpo, che abbiamo conservato quella sensazione di vuoto nella pancia, quella vertigine prima del salto. E se avete voglia di tornare a sentire quel battito in più, quel tremore sotto pelle, questa è una lettura che vi scaverà dentro, in silenzio, ma con dolcezza. Perché il futuro ha i bordi sfocati, e va bene così. Perché crescere non significa sapere tutto, ma imparare ad abitare l’incertezza.
Chi è Michèle Fischels?

Michèle Fischels, fumettista e illustratrice, dopo la laurea in Design presso l’università di Münster realizza il sogno di pubblicare il graphic novel che aveva realizzato come tesi: Outline. Il titolo, che si rivela un esordio folgorante, è stato pubblicato in diversi Paesi ed è stato portato in Italia nel 2025 per i tipi di BAO Publishing.
Si ringrazia sentitamente la casa editrice per averci fornito la copia ARC per questa recensione