Recensione il mio amico Kim Jong-un – Keum Suk Gendry-Kim

Con Il mio amico Kim Jong-un, edito da BAO Publishing, Keum Suk Gendry-Kim firma il suo graphic novel più ambizioso, politico e personale. Dopo opere intense come Le Malerbe, Jun, L’attesa e La stagione delle piogge, l’autrice coreana si confronta con una delle figure più enigmatiche, controverse e temute del nostro tempo: il leader nordcoreano Kim Jong-un.

Attraverso quasi trecento pagine documentatissime e potenti sul piano emotivo, Gendry-Kim riesce in un’impresa narrativa difficile: restituire un ritratto complesso di una figura apparentemente impenetrabile, e allo stesso tempo raccontare — con profondo coinvolgimento — la storia non detta di due popoli divisi da decenni di tensioni, guerre e silenzi. Il risultato è un’opera che intreccia biografia, memoir, testimonianza storica e denuncia sociale in una forma espressiva capace di arrivare tanto al cuore quanto alla coscienza.

La vita di Kim Jong-un, dalla sua misteriosa infanzia alla salita al potere, viene narrata attraverso fonti storiche, interviste dirette e suggestioni grafiche che evidenziano non solo i fatti noti, ma anche i vuoti, le ambiguità, le zone d’ombra. Ma Gendry-Kim non si limita a ricostruire il profilo di un dittatore: lo inserisce in un contesto più ampio, riflettendo sulla propria identità di coreana del Sud che vive sull’isola di Ganghwa, a pochi chilometri dal confine con il Nord. Questa posizione geografica e simbolica diventa il punto di partenza per un’esplorazione intima delle radici, delle fratture familiari, della percezione collettiva e della memoria storica.

Il titolo, Il mio amico Kim Jong-un, è volutamente ironico e provocatorio. Dietro quell’espressione, che sembra voler umanizzare una figura temuta a livello globale, si nasconde un lavoro di decostruzione e analisi che non semplifica né assolve, ma invita a capire. La grande forza dell’opera sta proprio qui: nella capacità di mostrare la disumanità del potere senza disumanizzare chi lo esercita, ricordando che dietro ogni regime esistono storie, dolori, retaggi familiari e propagande che si tramandano per generazioni.

Lo stile grafico di Gendry-Kim, asciutto ma espressivo, si presta perfettamente al tono sobrio e riflessivo della narrazione. Le sue tavole non cercano mai lo spettacolo visivo, ma amplificano con discrezione i silenzi, le contraddizioni e i pensieri che abitano i protagonisti. La narrazione si muove su più piani: quello storico-politico, quello intimo e identitario dell’autrice, e quello corale delle testimonianze raccolte — ognuna un frammento prezioso della storia coreana contemporanea.

Questo è, senza dubbio, il lavoro più maturo e coraggioso dell’autrice. Un’opera che non solo denuncia, ma riflette, interroga, accoglie la complessità senza cedere al bianco e nero della propaganda o del sensazionalismo. È una lettura che scuote, informa, commuove. Un graphic novel necessario, che mostra come il fumetto possa essere — oggi più che mai — uno strumento di resistenza culturale, di analisi critica e di profonda umanità.






Chi è Keum Suk Gendry-Kim? 

Keum Suk Gendry-Kim è nata a Goheung, nella provincia di Jeolla, nella Corea del Sud. Nel 2012, dopo anni di pubblicazioni indipendenti, viene notata dalla Casa editrice Sarbacane, per la quale pubblica Le chant de mon père. A questo graphic novel ne seguono tanti altri, tra cui Jiseul, Kogaeyi, The Baby Hanyeo Okrang Goes to Dokdo, A day with my grandpa e My Mother Kang Geumsun. I suoi lavori le sono valsi diversi riconoscimenti, tra cui il Best Creative Manga Award e numerose mostre in tutta Europa. Nel 2018 realizza il graphic novel Le Malerbe, basato sulla testimonianza diretta di una sopravvissuta al dramma delle comfort women coreane, portato in Italia nel 2019 da BAO Publishing. In seguito, nel 2021 viene pubblicato in Italia Jun, sul difficile rapporto tra la società coreana e l’autismo.








Si ringrazia sentitamente la casa editrice per averci fornito la copia ARC per questa recensione