Recensione Tutte le volte che sono diventato grande – Giulio Macaione

Dopo le grandi storie Scirocco, Basilico e Alice di sogno in sogno, Giulio Macaione torna in libreria con un’opera che saprà conquistarvi. Tutte le volte che sono diventato grande è il suo racconto più intimo: una storia di formazione che ci conduce nei ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza a Palermo, tra vicoli assolati e stanze cariche di segreti. È qui che Lucio, protagonista dal cuore indomito e dallo sguardo curioso, inizia a mettere ordine nelle proprie paure e a cimentarsi con il potere rigenerativo del disegno, affrontando un percorso di crescita che parla di arte, di fede e della feroce bellezza di scoprire chi si è davvero.

Fin dalle prime tavole, Macaione ci catapulta in un universo fatto di riferimenti pop e paesaggi urbani che oscillano tra la luminosità di un ricordo d’infanzia e l’ombra di un senso di colpa ereditato da una famiglia profondamente cattolica. Lucio non è solo un ragazzino in cerca della propria identità artistica – aspirante fumettista, innamorato dei grandi classici del manga e delle eroine di Sailor Moon – ma è soprattutto un’anima in lotta con le aspettative di una madre sull’orlo del burn-out e di un padre silenzioso, prigioniero di una fede vissuta come dovere anziché come consolazione.

Questo contrasto tra rigore religioso e desiderio di libertà si fa sentire in ogni dialogo: le preghiere recitate a bassa voce, la paura di offendere il senso del peccato, l’irresistibile impulso di nascondersi nella propria stanza per disegnare e lasciarsi trasportare da Barbie, Madonna e Spice Girls. Macaione dosa con maestria l’elemento autobiografico con una scrittura visiva che usa il fumetto come strumento di analisi di sé, fino a trasformare le vignette in pagine di diario in cui l’io narrante si confessa con spudorata onestà.

Ogni capitolo è un pezzo di un mosaico in cui la città diventa coprotagonista: il caos dei vicoli palermitani, l’eco delle campane, la luce accecante del sole estivo si alternano alle ombre di una sala da pranzo silenziosa e ai sussurri delle stanze di un istituto d’arte che Lucio sogna di frequentare. Ed è proprio questo desiderio di “fare fumetti” – di dar voce alle proprie paure e fantasie – che entra in conflitto con la rigidità di una genitorialità iperprotettiva: perché, in certi contesti, può essere difficile tanto dire che si ama disegnare quanto confessare di amare i ragazzi? 

La risposta si nasconde nello sguardo attento di Macaione, capace di cogliere gli sguardi di chi ti circonda: la compagna di banco che non capisce le tue battute, l’amico che ride troppo forte per mascherare il disagio, il parroco che ti osserva con pietà. In questo senso, la società e la Chiesa si specchiano l’una nell’altra, mostrando quanto spesso l’istituzione religiosa ripeta i meccanismi di silenzio e controllo del microcosmo familiare.

Sul piano grafico, Tutte le volte che sono diventato grande stupisce per la sua vena ibrida: dalla linea morbida che richiama il fumetto d’autore italiano, alle tavole in stile manga che enfatizzano l’espressività dei personaggi, il volume si snoda con un ritmo che alterna momenti di quiete emotiva a esplosioni di colore e dettagli che omaggiano l’immaginario pop. Le citazioni cinematografiche – dall’incubo de L’Esorcista alle atmosfere di cartoni animati – rafforzano il senso di un’età dell’innocenza appena trascorsa e l’emergere di timori più profondi.

Il graphic novel di Macaione non offre facili risposte, né un lieto fine tradizionale: piuttosto, ci regala la consapevolezza che crescere è un continuo scavo dentro l’inquietudine, un confronto con la propria storia e con la forza che serve per rompere gabbie invisibili.

Un ringraziamento speciale va a Giulio Macaione per aver avuto il coraggio e la generosità di mettere su carta una storia così autentica e profondamente toccante. Se avessi letto Tutte le volte che sono diventato grande molti anni fa, forse il mio percorso di accettazione sarebbe stato meno solitario, forse avrei trovato prima le parole per raccontarmi e la forza per farlo.

Questo graphic novel non è solo una testimonianza personale, ma un dono prezioso per chiunque si senta fuori posto, incompreso o non ancora pronto a mostrarsi per quello che è.

Che questa storia possa essere un’ancora di salvezza e un faro nella notte per chi sta ancora cercando il proprio nome nel buio. Perché diventare grandi, a volte, significa solo smettere di avere paura di brillare.




Chi è Giulio Macaione?

Giulio Macaione (nato a Catania nel 1983) è cresciuto a Palermo ma vive a Bologna. Ha collaborato con Case editrici come Kappa Edizioni, DC Comics, Sergio Bonelli Editore e Les Humanoïdes Associés. Con BAO Publishing ha pubblicato Basilicò (2016), Stella di mare (2018) e Scirocco (2021), vincitore del torneo letterario di Robinson de La Repubblica come miglior graphic novel italiano del 2021. Per la Casa editrice americana BOOM! Studios ha pubblicato nel 2018 il graphic novel Alice: from dream to dream, nominato tra i Best Books for Teens di quell’anno dalla New York Public Library e tradotto in Italia nel 2019 da BAO Publishing con il titolo Alice di sogno in sogno. Nel 2020 esce per Panini Comics il romanzo grafico in due volumi F***ing Sakura, riedito in volume unico nel 2023. I suoi libri sono tradotti in diversi Paesi. Insegna alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia.







Si ringrazia sentitamente la casa editrice per averci fornito la copia ARC per questa recensione